Alla testa di una formazione tutta toscana nella quale spicca il pianista Alessandro Lanzoni, Mariottini presenta sette composizioni, narrazioni dai tempi perlopiù medi e dalle atmosfere ora dolenti, ora drammatiche. Il brano di apertura, “Loop,” è un po’ più teso dei successivi, cosa che si percepisce soprattutto prima nella narrazione tematica del clarinetto, poi nella sua improvvisazione, preceduta da un più sospeso episodio del piano, rafforzato solo dall’intenso lavoro alla batteria di Paolo Corsi. La successiva “Looking for You in the Night” è invece una dolente deambulazione interpretata da Mariottini al clarinetto basso, che rende così i colori del titolo, sulla spinta di contrabbasso e batteria; anche qui, il piano opera in contrasto virtuoso, rimanendo più astratto, ma con ciò contribuendo all’atmosfera.
Dopo un brano nuovamente più teso, specie per l’improvvisazione veloce e acida di Mariottini al clarone e per il lungo assolo di batteria di Corsi sostenuto efficacemente dal pianoforte, il brano che titola il lavoro si apre con una bella introduzione del piano e del contrabbasso archettato di Guido Zorn: l’atmosfera drammaticamente sospesa che dipingono è il trampolino per l’ingresso del clarinetto del leader, lirico e malinconico nell’esposizione del tema, poi più aggressivo nell’improvvisazione, alla quale prendono però parte anche gli altri tre musicisti, svolgendo qualcosa che va oltre il mero supporto ritmico.
Episodio più aperto e tradizionale, “Dancing Around You” si sviluppa tutto come una danza dai gusti mediterranei, con un bell’assolo di Zorn, mentre “Lullaby for Tony” è, a parere di chi scrive, il momento più altro del lavoro: fin dall’inizio liricamente dolente, vede clarinetto e pianoforte portare avanti assieme una bellissima melodia, fino al solo di Lanzoni, che riprende l’atmosfera dolente rallentando i tempi e rarefacendo le note, ma anche introducendo qua e là splendidi e sorprendenti scarti; il successivo assolo del clarinetto riprende direttamente la conclusione del piano, ma pian piano s’impenna, facendosi più veloce e aggressivo, scartando anche lui di ottava o di tonalità, senza però perdere drammaticità e dolenza; c’è tempo per un breve assolo di Zorn e per la ripresa del tema, a completare dieci minuti di pura bellezza.
“Hunt,” brano più classicamente modern jazz, conclude il bell’album, ricco come si è visto di momenti notevolissimi, ispirato e ottimamente eseguito. Avevamo avuto occasione di ascoltare e apprezzare la formazione dal vivo a MetJazz 2022, il disco conferma e persino migliora le ottime impressione allora avute.
6marzo2025
di Neri Pollastri